Frances Ha porta sullo schermo un’autentica e molto sincera rappresentazione dei personaggi e delle loro interazion.
Una copia malriuscita di Tarantino. Eppure il film parte davvero molto bene poi verso la metà ci si perde, a tratti ci si annoia e per questo non convince del tutto.
Peccato che Felix Van Groeningen non abbia lasciato agli attori la possibilità di sviscerare i personaggi nel profondo, impedendo allo spettatore di entrare in empatia con loro.
Film audace, innovativo, esteticamente appagante, The Square di Ruben Östlund, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 2017, racconta con ironia e sagacia uno scarto irriducibile e proprio dell’età moderna: l’impossibilità di far combaciare concetto e pratica, astratto e concreto, ideale e azione.
Ebbene si, Cuaròn ci da una pacca sulla spalla e ci strizza l’occhio prima di buttarci giù dal dirupo...uno di quelli in cui affacciandoti, non vedi il fondo!
Un Colin Firth eccezionale, una estrema cura dei dettagli e una bellissima colonna sonora; perlomeno secondo me.
Quello che sto cercando di dire è che si tratta di un film piacevole da vedere comodamente sul divano, ma non vi aspettate il nuovo capolavoro del thriller! Oddio, forse se siete over 70 per voi lo sarà.
Consigliato a chiunque creda ancora nel romanticismo e nei buoni sentimenti, non disdegni i cari vecchi cliché e rifugga di atteggiarsi a intellettualoide da strapazzo.
Una versione un po' radical chic di un romanzo immortale, attualissimo e per molti punti ancora all'avanguardia. Greta Gerwing lo svecchia nello stile: da un lato preserva l’atmosfera nostalgica del passato e dall'altro strizza un occhio ai suoi amici "indie".
Potrà non essere il tuo genere musicale preferito, magari non è neanche nella tua top 3, ma ti ritroverai inevitabilmente a canticchiarlo ed ascoltarlo alla radio, perché ti piace! Stessa cosa accade per i Tenenbaum: tu vedi questa famiglia piena di persone strampalate, ognuna con una sua mania e sebbene sia una realtà molto distante dalla tua, l’unica cosa che riesci a pensare è che vorresti farne parte!
Ci siamo sentiti anche in colpa nel criticarlo e nel non averne capito il senso logico, ma davvero è stato faticoso seguirlo! Peccato perché, nello sceglierlo, avevo puntato tutto su quel cast stellare e soprattutto su Altman.
Insomma, questo film dice tante cose, soprattutto di questi tempi. Racconta con una metafora cruenta la società che abbiamo creato e in cui ci ritroviamo a vivere, chi meglio chi peggio. Quella società in cui “la merda è più efficace della solidarietà spontanea".
E pensare che il cast faceva presupporre un gran filmone... che invece si è rivelato, a mio modesto parere, un flop totale.
Personalmente ho poche regole nella vita - e ne vado fiera - che partono da ambiti piuttosto seri fino ad arrivare a quelli più futili. Tra le cose serie c’è il principio fondamentale che recita: "mai criticare gli Affleck" (soprattutto quell'adone di Ben!). Eh sì scusate, so che sto tradendo una delle mie personali regole di vita, ma devo urlare al mondo che secondo me in Gone Baby Gone c’è davvero troppo!
Fotografia e Regia. Non è per i 2 Oscar ma è la semplice verità. Cuarón ci sa fare con queste cose. È un maestro della perfezione (come ha dimostrato con Gravity). Ma forse proprio in questo esagera un po'.
Non è Amazon, non è Zalando ma è Edward Sheffield, ex-marito, che si ripresenta dopo vent’anni alla porta di Susan, sotto forma di libro. Tom Ford molla passerelle e riviste patinate per la sua seconda creazione cinematografica, dove il vero protagonista è un libro.
Paul Verhoeven ha diretto questo film in maniera geniale, è riuscito a sfornare un genere thriller a tratti comico e a tratti grottesco che ti tiene incollato allo schermo.