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Il Buco. Un posto non adatto a chi piace leggere i libri. O forse sì.

Aprile 5, 2020

Insomma, questo film dice tante cose, soprattutto di questi tempi. Racconta con una metafora cruenta la società che abbiamo creato e in cui ci ritroviamo a vivere, chi meglio chi peggio. Quella società in cui “la merda è più efficace della solidarietà spontanea”.

Regista: Galder Gaztelu-Urrutia; Anno: 2019; Genere: horror, thriller; Durata: 94 min; Attori principali: Iván Massagué, Zorion Eguileor, Antonia San Juan
Review by:
francescap-recensioni

*Spoiler alert

Goreng, preso da un delirio degno di Zeno, decide di sua spontanea volontà di farsi rinchiudere nella “fossa” (il buco) per smettere di fumare. Porta con sé un solo oggetto, un libro, “Don Chisciotte della Mancia”, convinto probabilmente di andare in un centro di rehab per ex rockstar. Inizia così il suo viaggio di bestemmie represse in un edificio di cemento che si sviluppa sottoterra e che – no – non era quello che s’aspettava.

Al piano zero, il più alto, c’è una paradisiaca cucina cracchiana: colori saturi, camerieri in papillon, un capo sala che farebbe spavento al Sergente Hartman e prelibatezze impiattate alla perfezione (Csaba levati immediatamente).

I piatti preferiti di ogni partecipante vengono disposti elegantemente su quella che viene chiamata “piattaforma”, una sorta di tavola imbandita a cena di San Silvestro che dal piano più alto scende fino a quello più sotterraneo e infernale. Ci sarebbe cibo per sfamare tutti ma alla fine solo chi si trova ai piani più alti mangia, chi è più in basso, s’attacca.

Le regole del gioco vogliono che i partecipanti cambino randomicamente il proprio livello di tanto in tanto, ritrovandosi ad affrontare situazioni disperate nel profondo sottoterra e più adagiate ai piani superiori. Tutto ciò scatena una lotta senz’anima tra gli inquilini che, colti dall’istinto di sopravvivenza, passano da cannibalismo a disperati tentativi di evasione.

Passa quindi in secondo piano una cosa ovvia e allo stesso tempo fondamentale: la piattaforma potrebbe tranquillamente sfamare tutti se ognuno si limitasse a mangiare solo la sua razione quotidiana. Sono avidità ed egoismo a far sì che i poveri sfigati ai piani più bassi rimangano a bocca asciutta. È così che si presenta il concetto chiave di tutto il film: la cosiddetta solidarietà spontanea. Un messaggio da condividere con tutti gli abitanti, unico modo per vincere il sistema ed uscire dalla fossa.

Tiriamo le somme…

“Il buco” ci dice tante cose, soprattutto di questi tempi. Mettendo da parte sangue, budella, defecazioni e cannibalismo, questo film racconta, attraverso una metafora cruenta, la società che abbiamo creato e in cui ci ritroviamo a vivere, chi meglio chi peggio. Quella società in cui “la merda è più efficace della solidarietà spontanea”. È una pellicola che parla di tutti noi e di come funzioniamo male come gregge. Parla di diseguaglianza sociale.

Parla dei piani alti e dei piani bassi del mondo. Un pianeta dove in 26 posseggono le ricchezze di 3,8 miliardi di persone (OXFAM). Parla anche dell’egoismo che mettiamo in campo ogni giorno e di quanto sarebbe facile migliorare le cose per la collettività con piccoli, semplicissimi gesti. E poi parla anche di una cosa bellissima. Anzi due. Della speranza per il futuro e per le next generation. E di chi lotta contro i mulini a vento, come Don Chisciotte, e si fa il culo per il resto della società addormentata.

Ps. Mi spiegate perché il titolo è stato tradotto con “il buco” visto che nel film lo chiamano fossa? Grazie.

Immagini © Netflix

Il voto di Francesca P.

7/10

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