Paul Verhoeven ha diretto Elle in maniera geniale, è riuscito a sfornare un genere thriller a tratti comico e a tratti grottesco che ti tiene incollato allo schermo.
Paul Verhoeven ha diretto Elle in maniera geniale, è riuscito a sfornare un genere thriller a tratti comico e a tratti grottesco che ti tiene incollato allo schermo.
Parto con la premessa che Elle, non è stato un film semplice da recensire (se mai ci siano film semplici da recensire), per via dei suoi molteplici caratteri da analizzare. Una cosa è certa però, Paul Verhoeven ha diretto questo film in maniera geniale, è riuscito a sfornare un genere thriller a tratti comico e a tratti grottesco che ti tiene incollato allo schermo. Ha creato un vero e proprio capolavoro che tratta temi attuali, come la violenza sessuale, i tradimenti, e l’omosessualità, tutti racchiusi in una singolare protagonista: Michéle (interpretata da una grandiosa Isabelle Huppert), una donna in carriera, a capo di una casa di produzione di videogiochi, separata e amante del marito della socia, nonché migliore amica.
Salta subito all’occhio la sua capacità di controllare gli uomini, di renderli vulnerabili, quasi fosse una dominatrice. Il regista, a mio parere, ha volutamente sminuito le figure maschili (l’ex marito scrittore fallito, il figlio cameriere in un fast food) per fare emergere il carattere forte e autoritario della protagonista: il film inizia con uno stupro avvenuto in casa sua, che lei metabolizza, come se non fosse successo nulla, infatti già dai primissimi minuti questo film appare insolito.
Ma analizzando anche il resto dei personaggi, troviamo del surreale anche in loro: abbiamo un vicino completamente ammaliato da lei, una madre ringalluzzita, con un amante che avrà la metà dei suoi anni, un figlio senza arte ne parte, totalmente rigirato dalla compagna, un ex marito che prima di rifarsi una vita, deve rendere conto alla ex moglie… insomma, un’allegra combriccola che non smetterà di regalarci sorprese.
Immagini © Lucky Red
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