Animali Notturni. Da dove si inizia con un film così? Faró un casino.
Ok, immaginatevi di essere a casa vostra, una casa grande, non quel monolocale dove tetris è la regola per ordinare gli oggetti inutili della vostra vita (neanche Marie Kondo vi vuole aiutare). Una casa bellissima, di quelle a sei zeri, vetrate trasparenti, mica muri eh! Ecco voi siete lì e il vostro nome è Susan Morrow. I vostri capelli sono lunghi e rossi e siete bellissime, perchè ad interpretarvi è Amy Adams, 6 candidature agli oscar e 7 ai BAFTA e perchè no, 9 ai Golden.
Susan è una gallerista, con un background radical chic, che poi con gli anni è diventato chic ebbasta. Sulla vostra faccia di porcellana persiste quell’aria sempre un po’ insoddisfatta, del tipo “la vita mi da tutto ma io mi merito di più”. Susan è sposata, con una figlia bella e molto simile a lei.
Un bel giorno le arriva un pacco.
Non è Amazon, non è Zalando ma è Edward Sheffield, ex-marito, che si ripresenta alla sua porta dopo vent’anni, sotto forma di libro. Nocturnal Animals, questo è il titolo del volume che Susan riceve e che si ritroverà a sfogliare e divorare nei giorni e nelle notti a seguire. Un titolo che da subito attira la sua attenzione e le ricorda come Edward (Jake Gyllenhaal) era solito chiamarla, a causa della sua perenne insonnia. Da qui il film si sviluppa su tre piani. Presente, Passato e Trama del Libro.
Nel Passato vediamo una Susan agli esordi con Edward. Lui, uno scrittore in erba, sognatore, ma con difficoltà ad affermarsi. Lei per lui rappresenta tutto: musa, amore d’infanzia, sostenitrice più accanita e fedele compagna. Negli anni però Susan si trasforma totalmente, almeno agli occhi di Edward: sempre più simile a quella snob della madre, cinica e pragmatica.
In poche parole inizia a farlo sentire uno straccio, uno scrittore incapace e gli fa capire chiaramente che forse è meglio cambiare strada. Così, ad un certo punto, lo molla per un tizio (Armie Hammer), che diventerà suo marito nella storia del presente. Lui è esattamente l’opposto di Edward, ricco e affermato (e anche stronzo, visto che nel Presente la tradisce). In una scena lo vediamo accompagnare Susan ad abortire, era incinta di Edward. È una scena chiave ma forse poco approfondita.
Il passato si alterna con la Trama del Libro.
Qui il protagonista è un padre di famiglia, Tony (interpretato sempre da Gyllenhaal, bravissimo), che si ritrova coinvolto in una serata infernale. In viaggio con sua moglie e sua figlia (il colore dei capelli non è una scelta a caso), viene aggredito da un gruppo di malintenzionati, una banda di tre ubriaconi, cui a capo c’è il sadico e ambiguo Ray (Aaron Taylor-Johnson) che dopo una lunga contrattazione rapisce le due donne.
Tony, disperato e pieno di sensi di colpa, si metterà alla disperata ricerca della sua famiglia, per scoprire poi tragicamente che le due donne sono state violentate e uccise. Da qui, affiancato dal detective Bobby (Michael Shannon) – malato terminale e pronto a sporcarsi le mani per risolvere il caso – inizierà la ricerca al killer e a seguire un lungo ed estenuante tira e molla per l’ammissione del reato commesso.
Il romanzo, un thriller spietato che angoscia tanto, si trasforma in una metafora violenta e pungente della loro relazione, nata nel migliore dei modi e finita parecchio male. È il mezzo con il quale Edward consuma la sua lenta e fredda vendetta. Una ricompensa per tutto il male che Susan gli ha inflitto nel passato e allo stesso tempo l’affermazione della sua grande capacità di scrittore. Insomma, il libro è il vero protagonista del film. Ho spolierato ma la scena finale non ve la racconto. Dice tutto e sembra dire nulla allo stesso tempo. Per me è uno dei finali più belli di sempre (scagli il primo commento chi non la pensa come me).
Tiriamo le somme:
Animali Notturni, a mio parere, è uno dei più belli degli ultimi tempi e meritava molti più riconoscimenti. Per me è uno di quei casi in cui la moda ha senso di esistere, ovvero per prestarsi al cinema. E non sto parlando dei noiosissimi red carpet prima delle premiazioni e nemmeno dei costumi di scena (quella non è esattamente moda).
Sto parlando del fatto che l’occhio del regista, lo stilista Tom Ford, ha dato a questo film il tocco in più che lo rende distintivo. Aveva una bella stoffa e l’ha trasformata in un abito di haute couture. Sicuramente ci sarebbe da dire molto di più sul legame cinema/moda ma non sono la persona adatta a spiegare certe cose. Quindi basta: adoro questo film.
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